Gli ostelli del Cammino di Santiago iniziano a rifiutare i pellegrini italiani?


notizie

22-08-24

di Angelofabio Attolico

La notizia è una di quelle che fa scalpore: un canale specializzato spagnolo ha riportato in un suo articolo che alcuni ostelli delle regioni della Rioja, Castilla e Leon hanno deciso di non accettare più viandanti italiani. La motivazione? Per molti di loro - dicono gli ostelli - "el camino són unas vacaciones baratas dónde aprobechan cada día para enborracharse y buscar 'sexo'" (il cammino è una vacanza a basso costo di dove si approfitta di ogni giorno per ubriacarsi e cercare sesso). 

Ma che cosa c'è di vero e cosa sta succedendo effettivamente?
Prima di condurre qualsiasi ragionamento vanno fatte alcune precisazioni. La notizia non sembra aver avuto un'eco profonda in altri periodici nazionali e il portale che ha pubblicato l'informazione non è una vera e propria testata giornalistica, ma un semplice blog specializzato sebbene possa disporre addirittura di una webradio. L'episodio andrebbe quindi valutato nella sua effettiva portata: la brevissima nota non fa alcuna informazione su quanti "albergue" abbiamo deciso di aderire a questa iniziativa, né fa riferimento alla fonte della notizia.

Tuttavia, posto che sia inutile sottolineare quanto le discriminazioni basate sul luogo di nascita siano assolutamente irrazionali, se un provvedimento come questo é stato adottato anche da un numero molto limitato di privati indica un malessere e una percezione culturale del problema che deve ci indurre almeno verso una riflessione.

Il primo dato di fatto da cui bisogna partire è che a livello di numeri gli italiani sono la seconda nazionalità rappresentata sul Cammino dopo gli stessi spagnoli;  la loro "incidenza comportamentale" sulle vie di Santiago é molto esposta, giacché spesso occupano grandi porzioni delle strutture ricettive e tendono a costituire gruppi molto omogeni. I dati ufficiali pubblicati annualmente dalla Oficina del Peregrino indicano ormai questa come una tendenza consolidata almeno negli ultimi 4 anni e tale situazione è certificata dalle strutture ricettive e ristorative che in alcuni casi si sono attrezzate con servizi specifici (emblematica è la comparsa della "bolognuesa" surgelata nei piccoli bar di paese). 

Il secondo dato da cui è partire è la trasformazione graduale del target di utenza del Cammino Francese. In un altro contesto avevo già avuto modo di analizzare come su quel percorso si rilevasse in modo empirico, come conseguenza della massificazione, il progressivo emergere di una nuova utenza del cammino, più orientata all'espetto turistico commerciale che a quella esperienziale. L'affermazione di quest'ultima ha immancabilmente iniziato a condizionare l'offerta sul percorso, sempre più orientata a servizi turistici tradizionali e a una visione del pellegrino come turista. 

Questa fenomeno lento, ma progressivo, ha iniziato a mostrare proprio nel corso del 2022 i primi impatti negativi: se per gli ultimi 100 km si continuano a registrare numeri record, per il resto del percorso un calo dei viandanti è stato certificato dalle stesse strutture ricettive nel corso di questa estate. Il tema è oggetto di una riflessione nazionale, tanto che esperti del settore e associazioni di categoria non hanno mancato di evidenziare il loro disappunto tramite mezzo stampa (sono stati pubblicati diversi articoli: si consulti solo a titolo di esempio el confidencial e gronze) e le altre regioni hanno intrapreso una vera e propria guerra amministrativa nei confronti della Xunta de Galicia per introdurre alcuni correttivi che garantiscano il mantenimento dei flussi (il più celebre è la proposta della Regione Castilla y Leon di portare a 200 i km necessari per ottenere la Compostela).

Alla luce di questi elementi, non ritengo che il fatto che il rifiuto dei pellegrini italiani sia localizzato proprio nelle regioni che maggiormente stanno soffrendo di questo calo sia un elemento causale, ma al contrario che abbia un valore contestuale. Al di là dell'entità degli avvenimenti, siamo forse di fronte a uno dei più classici esempi di "capro espiatorio": la massificazione turistica danneggia il "prodotto cammino" e anziché applicare correttivi strutturali si imputa la responsabilità proprio a quella classe di utenti più visibile e riconoscibile, additata come l'elemento dirompente dello status quo. Un atteggiamento riprovevole, sicuramente, probabilmente limitatissimo nella sua estensione, ma che va sicuramente tenuto sotto controllo. 

A questa breve analisi va però aggiunto in conclusione un elemento di autocritica: se è vero ciò che è stato esposto precedentemente, è anche vero che nell'utenza italiana spesso si riscontra tendenzialmente una scarsa "cultura del cammino". Con questa  espressione si intende una "postura culturale" fatta di un insieme di valori, atteggiamenti e comportamenti che costituiscono la base condivisa di un comunità internazionale di viandanti.

Tale approccio al viaggio è totalmente diverso dalla pretesa consumistica e denota un salto culturale che forse nel nostro paese deve ancora giungere a compimento: forse, non solo per salvaguardare Santiago, ma tutti i nascenti cammini italiani, è necessario intraprendere un percorso di consapevolezza. Questo processo sarà determinante per l'individuare un modello culturale e (perché no) turistico sostenibile nel nostro paese, dal quale partire tenendo conto dei punti di forza e dei punti di debolezza di chi ha lavorato prima di noi.  

Nb. Dopo la pubblicazione di questo articolo, la fonte spagnola, probabilmente in seguito ad alcune segnalazioni, ha cambiato titolo e corpo del testo, sostituendo "italiani" con "giovani". 

La Credenziale


La Credenziale è una sorta di "passaporto" che attesta lo status di viaggiatore lento. All'interno della credenziale, il pellegrino avrà inoltre cura di far apporre i sigilla, o timbri, che attestano il suo passaggio nelle varie tappe del cammino.

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